"Tumori del sangue: trapianti di midollo e cellule staminali sono l'unica possibilità di guarire per molti malati". Intervista del dr. Massimo Martino al Corriere.it
14 Agosto 2025
Il dr. Massimo Martino, direttore della U.O.C. CTMO del G.O.M. e presidente del Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo (GITMO), racconta i progressi legati al trapianto di midollo osseo e di cellule staminali nella cura dei tumori del sangue.
Il trapianto di midollo osseo o di cellule staminali è la meta più ambita per migliaia di adulti e bambini con un tumore del sangue, ma non solo. La procedura, tutt'altro che semplice e priva di rischi, è ancora oggi l'unica terapia in grado di offrire la possibilità di guarigione definitiva per chi soffre di mieloma multiplo, linfomi, leucemie acute e croniche, malattie mieloproliferative, mielodisplasie, ma anche di patologie non oncologiche come quelle autoimmuni, alcuni tipi di anemia o la talassemia.
E se 50 anni fa il trapianto di cellule staminali o quello di midollo osseo erano procedure sperimentali riservate soltanto a pazienti molto gravi e giovani, come hanno raccontato gli esperti in occasione della Giornata nazionale dell'Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (Ail), ora sono disponibili per un numero crescente di malati, anche «anziani».
Oltre 5.200 trapianti eseguiti in Italia nel 2024
«I progressi fatti sono moltissimi - racconta Massimo Martino, presidente del Gruppo Italiano per il Trapianto di Midollo Osseo (GITMO) -: l’età in sé oggi non è più considerata un fattore determinante per decidere se una persona è candidabile o meno al trapianto, giudicato per molto tempo una procedura troppo complessa, rischiosa e difficile per poter essere tollerata dagli anziani. Un fatto importante, visto che la maggior parte delle neoplasie del sangue riguarda persone in età avanzata.
Negli anni i nostri sforzi si sono concentrati sulla possibilità di ampliare la gamma di malati che potessero avere accesso a questa procedura salva-vita: sia riducendo il più possibile l’intensità delle terapie (farmaci o radioterapia) che lo accompagnano, sia perfezionando le tecniche per l’utilizzo delle cellule da donatore esterno con l'obiettivo di aumentare così le possibilità di trovare donatori compatibili».
Così nel 2024 in Italia sono stati eseguiti oltre 5.200 i trapianti, con una quota crescente di pazienti over 60: 2.076 trapianti allogenici (con le cellule staminali che provengono da un donatore familiare o da un donatore da registro) e 3.160 trapianti autologhi, per i quali si utilizzano le cellule del paziente stesso.
Chi è candidabile al trapianto
Per i trapianti allogenici la patologia maggiormente trattata è stata la leucemia acuta mieloide nel 46% dei casi, seguita dalla leucemia acuta linfoblastica (15%) sindrome mielodisplasie (8%), linfoma non-Hodgkin (7%), sindromi mieloproliferative croniche (5%) e malattia di Hodgkin (3%).
Il trapianto autologo è stato impiegato soprattutto in pazienti affetti da mieloma multiplo, linfoma non-Hodgkin (18%) e linfoma di Hodgkin (9%).
Come si sceglie chi è candidabile al trapianto? «In base a vari criteri - risponde Martino, direttore Ematologia e Centro Trapianti Midollo Osseo del Grande Ospedale Metropolitano Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria -. Le indicazioni alla base del trapianto da utilizzare sono diverse e tra queste: la diagnosi, la biologia della malattia, la risposta alla terapia iniziale, l’età e le condizioni fisiche generali possono essere dei fattori discriminanti. Oggi, grazie agli sviluppi di nuove tecnologie di profilassi, di cura, di gestione delle complicanze, di nuovi regimi di chemioterapia di condizionamento (ora si utilizzano chemioterapici meno tossici o dosi minori di radiazioni, più facili da sopportare per l’organismo di un 60-70enne) e a un’attenta selezione dei malati, è più alto il numero dei pazienti anziani che possono essere sottoposti a questa procedura molto complessa».
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