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Adenosina anti-Covid, Il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio deposita il brevetto

05 Giugno 2020


FONTE: Gazzetta del Sud

 

L'intuizione dei dottori Macheda e Correale: i risultati si sono visti sin dalle prime ore dopo la somministrazione

 

È stato depositato dal Gom il brevetto sulla modalità di somministrazione dell'adenosina per via aerosolica. «Lo studio osservazionale è in fase pubblicazione e riguarda 14 casi Covid. L'obiettivo - spiega il primario della Rianimazione, Sebastiano Macheda - è arrivare a uno studio sperimentale che, alla luce dei pochi episodi di coronavirus che registriamo in Italia, probabilmente verrà fatto all'estero». Dunque, prove tecniche di “volo” per lo studio - già sottoposto all'Aifa - sul trattamento del danno polmonare acuto legato a Covid-19 ideato da Macheda e dal primario dell'Oncologia del Gom, l'immunologo Pierpaolo Correale.

Al centro del lavoro c'è la tecnica innovativa, per la via e la modalità di somministrazione, con cui viene utilizzato il nucleoside in grado di interagire con i recettori polmonari che possono spegnere l'infiammazione. «Abbiamo ottenuto osservazioni importanti che hanno bisogno di validità scientifica. È questo - conclude Macheda - il passaggio successivo: la verifica». Dunque, la sfida continua. «Stiamo valutando - aggiunge Correale - la possibilità di condurre la prosecuzione dello studio clinicom sul piano internazionale allargandone il campo d'azione. Il progetto è in perfetta continuità di ricerca con le sperimentazioni e pubblicazioni, in sinergia con prestigiosi centri nazionali (Università di Roma Tor Vergata, Vanvitelli di Napoli, di Catanzaro e di Siena) e internazionali (Temple University and Sbarro Institute di Philadelphia e North-Eastern University di Boston)».

Un passo indietro. Sulla base di esperimenti nati da questa intuizione tutta reggina, supportata dai dati preclinici del gruppo del dott. Michail Sitkovsky, è stato ideato nel reparto di Terapia intensiva un meccanismo per inoculare adenosina direttamente nell'ambiente polmonare. «L'obiettivo è stato salvare vite - aggiunge Correale -. Nella pratica, la realizzazione del trattamento è potuta avvenire solo grazie alle notevoli capacità cliniche, dettate dall'esperienza sul campo, dei dottori Macheda e Caracciolo che hanno messo a punto un innovativo sistema di aerosol ad alto flusso e bassa tensione di ossigeno. Di qui la scoperta geniale! I risultati si sono visti sin dalle prime ore dalla somministrazione del trattamento: miglioramento delle condizioni generali dei pazienti, del livello di ossigenazione (indice di Horowitz) risalito a valori normali in 120 ore, tutto riscontrato e repertato radiologicamente. Ma ciò che più ha colpito, inaspettatamente, è stata la totale riduzione della carica virale, potremmo dire la scomparsa». Dunque, una scoperta così promettente meritava di essere protetta? «Proprio così. Ed è quello che cerchiamo di fare con il deposito brevettuale sulla metodica di somministrazione, ancora prima di pubblicarne i dati. Ma c'è di più: questo meccanismo potrebbe avere in futuro applicazioni anche al di fuori della polmonite Covid includendo - concludono Macheda e Correale - altre condizioni infiammatorie polmonari. Tra cui, il trattamento di tumori dove l'indice infiammatorio preclude la risposta a futuri trattamenti immunologici».

Lo studio su vasta scalaprobabilmente all'estero dove ci sono più casi

La task force vincenteattivata dal Gom

In piena emergenza Covid, è nata al Gom una task force scientifica multidisciplinare, voluta e coordinata dal commissario Iole Fantozzi, in collaborazione con l'Università di Tor Vergata per la sperimentazione e la ricerca. Gli studi e i dati raccolti hanno portato alla creazione di un protocollo terapeutico per la cura del danno polmonare acuto da Covid-19 mediante la somministrazione di adenosina via aereosol, evitando i gravi effetti collaterali emodinamici legati all'uso del farmaco per via endovenosa. Il protocollo e il suo relativo brevetto sono il compimento di una fruttuosa collaborazione in compartecipazione con il dott. Michail Sitkovsky della Northeastern University di Boston.